Testi Critici
Nota critica di Carmelo Conte
Angelo Ribezzi: Un verde viaggio dell’anima.
Dipingere la natura, nei suoi mille colori, vitale ed esplosiva, scaturisce da una incessante, fragile pulsazione del cuore.
Ed è proprio il cuore del pittore Angelo Ribezzi che, dopo una silenziosa repressione e gestazione, si ribella alla città Eterna impugnando pennelli e spatole, scaricando con vigore su tela e supporti di legno, i colori onirici dei suoi sogni!
Così , si addentra in una bellissima favola, alla ricerca delle fate della luce, guida di profumi perduti, nascosti nei blu della notte.
Calde nevicate, amore tra natura e uomo; composizioni queste, che scorrono tra le arterie dei misteri della vita, come schegge impazzite.
La pittura di Angelo Ribezzi, ci invita ad una festa che, ci ritrova bambini; gli aquiloni, i cui fili, restano ancorati alla terra come alberi, volano verso cieli azzurri : si muovono come a voler sfogliare le pagine di un libro, per scrollarsi la rugiada della notte.
Rose, ninfee, papaveri, sembrano destinati al risveglio di nuove albe che sbocciano.
Angelo Ribezzi, artista virtuoso tecnicamente, non si risparmia nell’uso della materia e del colore; aggredisce e compone pianure verdi che riportano indietro nel tempo, a quel che erano i tempi dell’innocenza, il tempo perduto.
Un’opera, in particolare, “inchioda”, l’esistenza del nostro artista : il dipinto in cui raffigura il Colosseo, il Gazometro e la Pietà di Michelangelo, tre elementi incastonati tra moderni palazzi dalle innumerevoli finestre.
Ed è proprio in quest’opera, che si racconta la verità di un male, che oscura la storia, la bellezza dell’arte, che è il nostro tempo, nella sua materia “consumistica” e “indifferente”.
L’artista ci guida verso il rispetto e l’amore per questa terra, sfolgorante di mille colori, che continua a darci impulsi spirituali, emozionali, malgrado la violenza da essa subita, incessantemente da parte dell’uomo.
Ciò che colpisce di Angelo Ribezzi, è la capacità di esprimere, non solo i colori, ma soprattutto i profumi dei contenuti della sua ribelle esplosione pittorica e, la delicatezza di un animo sensibile, che ha il coraggio di ritrovare e vivere la “speranza”, liberandosi l’anima e il cuore, fragili e verdi.
Nota critica di Giovanna Da Por Sulligi
La sensibilità artistica di Angelo Ribezzi che, dopo studi di cinematografia, art-computer e diploma in scenografia, era rimasta latente per un diverso percorso lavorativo, è riemersa come una pulsione forte e determinata in anni recenti, mostrando tutto il vigore del suo pensiero onirico poetico in particolare volto alla natura.
Non si tratta di un vedutismo, ma di una visione lirico-mentale che si declina, tra l’altro, in magiche atmosfere boschive con quinte di tronchi ora flessuosi, ora contorti, fitti di rami intricati, a volte quasi sospesi nel colore del fondo o pronti a dissolversi in questo. Il colore è sicuramente il punto di forza di Angelo Ribezzi, infatti in queste sinfonie silvane le tonalità sempre diverse degli alberi sembrano quasi un pretesto per distillare e far emergere sfondi sorprendenti per ricchezza e varietà cromatica. Questi raggiungono il massimo quando l’artista trasforma i suoi lavori saturando o dissolvendo i colori con l’ausilio di photoshop e quindi del computer. Dà così vita a dei video con sequenze che attirano l’osservatore tra questi boschi incantati: assolati, notturni, mattutini, umidi o caldi e dove i giochi cromatici accompagnati da note musicali universalmente condivise stupiscono in continuazione e si vorrebbe non finissero come i sogni.
Nei lavori recenti, sempre pervasi da questa scioltezza nella sottomissione del colore ai propri fini, la materia pittorica si addensa e le forme in primo piano diventano rilievo a stucco dipinto con un’ombra propria e una portata sul piano della tela. La natura che si sporge verso l’osservatore è in realtà un invito a penetrare in questi luoghi surreali, a girarvi dentro con calma, a scoprirli e perdersi, come in una pausa meditativa zen, fuori dal rumore e dallo stress.
Nota critica di Francesco Giulio Farachi.
Impossibile vedere attraverso i tuoi occhi di Angelo Ribezzi.
L’anima è una altezza da scalare per Angelo Ribezzi, abita l’orizzonte sconosciuto al di là di appigli scivolosi che seguono il profilo sinuoso dello sguardo. È una pittura di onde e pochi colori, essenziale nei tratti grafici e nei particolari, accentrata su un’emozione di accettazione disarmata, ipnotica come il perdersi negli abissi dell’incomprensione. In questa vertigine degli spazi e delle sensazioni, da oceano di naufragio, il soggetto è una piccola sagoma scura di vita e di tensione, che fatica, lotta e scivola via su una incommensurabile, distaccata, inesorabile ed oggettiva distanza, su quell’impossibilità di unione d’anime che sta tutta sul limitare di ciglia. L’anima, l’amore, la condivisione è appena oltre quel confine, è un altro abisso in cui perdersi e precipitare, forse finalmente felici. Si resta invece al di qua, piccoli eroi sconfitti, traditi dall’ultimo, ingannevole, vano sforzo.
Angelo Ribezzi: Un verde viaggio dell’anima.
Dipingere la natura, nei suoi mille colori, vitale ed esplosiva, scaturisce da una incessante, fragile pulsazione del cuore.
Ed è proprio il cuore del pittore Angelo Ribezzi che, dopo una silenziosa repressione e gestazione, si ribella alla città Eterna impugnando pennelli e spatole, scaricando con vigore su tela e supporti di legno, i colori onirici dei suoi sogni!
Così , si addentra in una bellissima favola, alla ricerca delle fate della luce, guida di profumi perduti, nascosti nei blu della notte.
Calde nevicate, amore tra natura e uomo; composizioni queste, che scorrono tra le arterie dei misteri della vita, come schegge impazzite.
La pittura di Angelo Ribezzi, ci invita ad una festa che, ci ritrova bambini; gli aquiloni, i cui fili, restano ancorati alla terra come alberi, volano verso cieli azzurri : si muovono come a voler sfogliare le pagine di un libro, per scrollarsi la rugiada della notte.
Rose, ninfee, papaveri, sembrano destinati al risveglio di nuove albe che sbocciano.
Angelo Ribezzi, artista virtuoso tecnicamente, non si risparmia nell’uso della materia e del colore; aggredisce e compone pianure verdi che riportano indietro nel tempo, a quel che erano i tempi dell’innocenza, il tempo perduto.
Un’opera, in particolare, “inchioda”, l’esistenza del nostro artista : il dipinto in cui raffigura il Colosseo, il Gazometro e la Pietà di Michelangelo, tre elementi incastonati tra moderni palazzi dalle innumerevoli finestre.
Ed è proprio in quest’opera, che si racconta la verità di un male, che oscura la storia, la bellezza dell’arte, che è il nostro tempo, nella sua materia “consumistica” e “indifferente”.
L’artista ci guida verso il rispetto e l’amore per questa terra, sfolgorante di mille colori, che continua a darci impulsi spirituali, emozionali, malgrado la violenza da essa subita, incessantemente da parte dell’uomo.
Ciò che colpisce di Angelo Ribezzi, è la capacità di esprimere, non solo i colori, ma soprattutto i profumi dei contenuti della sua ribelle esplosione pittorica e, la delicatezza di un animo sensibile, che ha il coraggio di ritrovare e vivere la “speranza”, liberandosi l’anima e il cuore, fragili e verdi.
Nota critica di Giovanna Da Por Sulligi
La sensibilità artistica di Angelo Ribezzi che, dopo studi di cinematografia, art-computer e diploma in scenografia, era rimasta latente per un diverso percorso lavorativo, è riemersa come una pulsione forte e determinata in anni recenti, mostrando tutto il vigore del suo pensiero onirico poetico in particolare volto alla natura.
Non si tratta di un vedutismo, ma di una visione lirico-mentale che si declina, tra l’altro, in magiche atmosfere boschive con quinte di tronchi ora flessuosi, ora contorti, fitti di rami intricati, a volte quasi sospesi nel colore del fondo o pronti a dissolversi in questo. Il colore è sicuramente il punto di forza di Angelo Ribezzi, infatti in queste sinfonie silvane le tonalità sempre diverse degli alberi sembrano quasi un pretesto per distillare e far emergere sfondi sorprendenti per ricchezza e varietà cromatica. Questi raggiungono il massimo quando l’artista trasforma i suoi lavori saturando o dissolvendo i colori con l’ausilio di photoshop e quindi del computer. Dà così vita a dei video con sequenze che attirano l’osservatore tra questi boschi incantati: assolati, notturni, mattutini, umidi o caldi e dove i giochi cromatici accompagnati da note musicali universalmente condivise stupiscono in continuazione e si vorrebbe non finissero come i sogni.
Nei lavori recenti, sempre pervasi da questa scioltezza nella sottomissione del colore ai propri fini, la materia pittorica si addensa e le forme in primo piano diventano rilievo a stucco dipinto con un’ombra propria e una portata sul piano della tela. La natura che si sporge verso l’osservatore è in realtà un invito a penetrare in questi luoghi surreali, a girarvi dentro con calma, a scoprirli e perdersi, come in una pausa meditativa zen, fuori dal rumore e dallo stress.
Nota critica di Francesco Giulio Farachi.
Impossibile vedere attraverso i tuoi occhi di Angelo Ribezzi.
L’anima è una altezza da scalare per Angelo Ribezzi, abita l’orizzonte sconosciuto al di là di appigli scivolosi che seguono il profilo sinuoso dello sguardo. È una pittura di onde e pochi colori, essenziale nei tratti grafici e nei particolari, accentrata su un’emozione di accettazione disarmata, ipnotica come il perdersi negli abissi dell’incomprensione. In questa vertigine degli spazi e delle sensazioni, da oceano di naufragio, il soggetto è una piccola sagoma scura di vita e di tensione, che fatica, lotta e scivola via su una incommensurabile, distaccata, inesorabile ed oggettiva distanza, su quell’impossibilità di unione d’anime che sta tutta sul limitare di ciglia. L’anima, l’amore, la condivisione è appena oltre quel confine, è un altro abisso in cui perdersi e precipitare, forse finalmente felici. Si resta invece al di qua, piccoli eroi sconfitti, traditi dall’ultimo, ingannevole, vano sforzo.